Il diritto alla salute è uno dei diritti fondamentali e imprescindibili della società in cui viviamo. Eppure, benché sia inserito nella Costituzione italiana e in quella di altri Paesi, e sia ribadito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non sempre questo diritto viene tutelato. O meglio, non sempre e non dappertutto è possibile applicarlo concretamente.
La salute, intesa come stato di reale benessere e non solo come assenza di malattia, è del resto un indicatore complesso, frutto di tanti fattori non solo clinici, ma anche ambientali, sociali, storici ed economici: dipende dall’alimentazione, dal grado di ricchezza, dal livello di istruzione, dall’adozione di comportamenti a rischio… E ancora: per valutare lo stato di salute di un Paese occorre studiarne il sistema sanitario, la possibilità di accedere gratuitamente alle cure, di raggiungere gli ospedali e ricevere farmaci o trattamenti altamente tecnologici. Già da queste prime considerazioni appare chiaro come, prevedibilmente, non tutti nel nostro pianeta – ma lo stesso discorso vale anche all’interno dello stesso Paese – hanno la medesima capacità di essere curati e di vivere in salute. L’emergenza pandemica non ha fatto altro che evidenziare una situazione critica, che si presenta come una grave contraddizione che non è più possibile ignorare, nonché come la sfida che governi e istituzioni sovranazionali sono chiamati ad affrontare (e a vincere) il più presto possibile.
Questo saggio compie un’analisi lucida, rigorosa, ricca di dati e statistiche e ci costringe a fare i conti con una realtà inaccettabile e troppo a lungo sottovalutata, ponendo le basi per una riflessione seria sull’argomento non soltanto nel contesto italiano, ma a livello internazionale.