“Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” – Umberto Eco.
Umberto Eco (Alessandria 1932 − Milano 2016), filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con
Il nome della rosa (premio Strega 1981), seguito da
Il pendolo di Foucault (1988),
L’isola del giorno prima (1994),
Baudolino (2000),
La misteriosa fiamma della regina Loana (2004),
Il cimitero di Praga (2010) e
Numero zero (2015). Tra le sue numerose opere di saggistica (accademica e non) si ricordano:
Trattato di semiotica generale (1975),
I limiti dell’interpretazione (1990),
Kant e l’ornitorinco (1997),
Dall’albero al labirinto (2007),
Pape Satàn aleppe (2016) e
Il fascismo eterno (2018). Ha pubblicato i volumi illustrati
Storia della Bellezza (2004),
Storia della Bruttezza (2007),
Vertigine della lista (2009),
Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) e
Sulle spalle dei giganti (2017).