A partire dagli anni ottanta l’unico perno della nostra civiltà è diventato l’individuo e la sua ricerca di illimitata libertà e di crescente appagamento materiale. Il Covid-19 e la guerra in Ucraina ci obbligano a un repentino cambiamento di prospettiva. Ma i segnali di fragilità etica dell’Occidente erano già visibili da molti anni: la confusione tra desideri e diritti; la politica ridotta a mutevole stile di consumo; la cancellazione della storia e dunque dell’identità; l’assenza di moderazione in tanti campi dell’agire pubblico e privato; il rifiuto dei valori della competenza, dell’autorità e dell’educazione formale; la difficoltà ad accettare le categorie morali di obbligo, dovere e gerarchia. Si è diffusa una cultura che nega il valore del limite. Abbiamo bisogno di ristabilire dei limiti, anche per essere felici come individui.
Oggi è in libreria “La libertà che non libera”. Non è un libro su di me o su @Azione_it, ma sul rapporto tra desideri e diritti; tra libertà individuale e forza di una comunità; tra identità e progresso. Spero vi piaccia. Qui per comprarlo: https://t.co/bJPkOSTVPk pic.twitter.com/rgqimGZICN
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) May 5, 2022