Mia madre ride

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Una regista molto amata, e una scrittrice ancora da scoprire: Chantal Akerman, la cineasta belga scomparsa qualche anno fa e nota al pubblico italiano soprattutto per il suo lavoro documentaristico sui margini sottili tra arte e vita, con Mia madre ride si lascia scoprire nelle vesti di figlia, artista e donna che ha sempre dedicato alla letteratura uno sguardo privilegiato.
Questo è un libro fluido, un diario-memoir a episodi, scritto mentre l’autrice viaggiava tra New York e Bruxelles per assistere la madre anziana negli ultimi anni prima della scomparsa.
In queste pagine si racconta la difficoltà di lavorare (= esistere) nei pressi di un amore così incondizionato come quello materno, ma anche episodi della vita della madre e della propria, il loro rapporto (poi ripreso nel documentario No Home Movie), l’amore per le donne (e in particolare per una più giovane), le sue frequenti depressioni e i blocchi creativi.
Mia madre ride è un’autobiografia e allo stesso tempo una riflessione sul potere della parola e sull’amore. Un’opera lirica e toccante, a tratti struggente, che offre uno sguardo, non mediato dalla cinepresa, sul dolore e sulla resistenza che vi si oppone. Una meditazione su arte e vita che non mostra il lato trionfalistico dell’artista che ha usato la sua vita per il suo lavoro, ma piuttosto quello sofferto della volontà di creare una testimonianza e lasciare traccia.
Un libro profondamente femminista senza la presunzione di volerlo essere apertamente, scritto con una delicatezza che non lascia scampo e una sintassi disinvolta e intima.




Chantal Akerman

Chantal Akerman è nata nel 1950 a Bruxelles da Natalia e Jacob, ebrei polacchi sopravvissuti ad Auschwitz. Voleva diventare una regista dopo aver visto Pierrot le Fou di Godard e ha abbandonato la scuola di cinema dopo tre mesi per girare il suo primo cortometraggio nel 1968, Saute ma ville. Ha continuato a realizzare oltre sessanta film per il cinema e la televisione, sviluppando il suo linguaggio visivo influenzato dallo stile documentaristico. Stava presentando il suo ultimo lavoro, No Home Movie, un film-saggio su sua madre, ai festival cinematografici europei, quando è stata ricoverata in ospedale per depressione nel 2015. È morta suicida poco tempo dopo all’età di 65 anni.