Definito “la prima memoria scritta della shoah italiana”, 16 ottobre 1943 è la testimonianza letteraria della retata nazista nel Ghetto di Roma. In poche ore di una mattina d’autunno, le SS agli ordini del maggiore Kappler rastrellarono oltre mille ebrei italiani per indirizzarli verso i campi di sterminio.
Queste pagine, scritte a pochi mesi dai fatti, rappresentano una delle rare avventure narrative di Giacomo Debenedetti, critico prolifico, studioso di Proust e Joyce e del romanzo novecentesco, editore e saggista. Un racconto che ricostruisce la “banalità del male” di uno dei momenti più neri della storia d’Italia, un testo esemplare tra letteratura e impegno civile che colpì le coscienze del tempo, su tutti Sartre e Sciascia, e che resta ancora oggi di ispirazione, per non dimenticare quello che è stato.
Il secondo testo qui raccolto, Otto ebrei, rievoca il salvataggio dall’eccidio delle Fosse ardeatine di otto condannati. Protagonista è un commissario di pubblica sicurezza con l’ambizione di ripulirsi la coscienza dopo la Liberazione, testimone di quella “persecuzione dell’amore” vissuta dalla comunità ebraica nel dopoguerra su cui Debenedetti fu tra i primi a riflettere. In questa nuova edizione, le opere di Debenedetti sono accompagnate dagli interventi di Alberto Moravia, Natalia Ginzburg e Guido Piovene e da una nota di Mario Andreose, che inquadrano l’importanza capitale di due classici della letteratura sulla seconda guerra mondiale.
Giacomo Debenedetti è nato a Biella il 25 giugno 1901, e morto a Roma il 20 gennaio 1967. È stato uno dei maggiori critici letterari del Novecento, e ha insegnato all’Università di Messina e alla Sapienza di Roma. Già nella Torino della sua formazione intellettuale il cinema ha un posto di rilievo con il lavoro per Pittaluga e poi per la Cines, a cui farà seguito il notevole contributo alla nascita del doppiaggio. Nell’autunno 1936 si trasferisce a Roma su invito di Rudolf Arnheim e collabora alla rivista Cinema, dove tiene con grande autorevolezza la rubrica di critica. Costretto all’anonimato dalle leggi razziali, intensifica l’esperienza di sceneggiatore, scrivendo soprattutto con Sergio Amidei una ventina di film. Dal ’46 al ’56 è redattore dei testi parlati del cinegiornale “La Settimana Incom”, migliaia di pagine che raccontano le difficoltà e le speranze degli italiani del dopoguerra. Nel 1958 contribuisce alla nascita della casa editrice Il Saggiatore, della quale diventa direttore letterario. Studioso e traduttore di Proust e Joyce, si rivela narratore con 16 ottobre 1943, struggente memoria della deportazione degli ebrei romani. Il suo ultimo, grande saggio è
Conversazione provvisoria del personaggio-uomo, letto alla fine di agosto 1965 alla Mostra di Venezia. Sono apparsi postumi
Il romanzo del Novecento (1971),
Poesia italiana del Novecento (1974),
Verga e il naturalismo (1976),
Pascoli: la rivoluzione inconsapevole(1979),
Proust (2005). Presso La nave di Teseo è in corso la nuova edizione delle sue opere, cominciata con
Cinema: il destino di raccontare (2018) e proseguita con
Il romanzo del Novecento (2019) e
16 ottobre 1943 (2021).