Nurit Camerini ha diciotto anni e da quando ne ha sette sa di essere nata da un’inseminazione artificiale. Il padre biologico, Giorgio Amati, è scomparso da poco, ma Nurit ha fatto in tempo a trovarlo e a intraprendere con lui una fitta corrispondenza per cercare di riempire i buchi di quella curiosa storia che le avevano raccontato i suoi genitori quando era ancora una bambina.
Alla morte di Giorgio, la ragazza, che coltiva una passione vivace per il cinema, decide di realizzare un documentario su di lui e sul mistero chiassoso e assediante della sua strampalata famiglia. A Nurit non è mancata una figura paterna, è cresciuta infatti con suo padre Piero a Torino anche quando la madre li ha lasciati: quello che la spinge a ricomporre tutti i pezzi è piuttosto il bisogno di dare una fisionomia precisa alle sue radici e alla figura enigmatica da cui, dopotutto, è dipesa la sua vita.
È con i fratelli di Giorgio, i suoi figli e la vedova Franca Amati che Nurit dovrà confrontarsi per il suo film, in un viaggio prima epistolare e poi fisico fino in Israele e a ritroso nel tempo, da Roma ai kibbutz, dalla seconda guerra mondiale al presente. Non tutti i famigliari reagiscono bene alle sue domande sfrontate e precise: se c’è chi l’accoglie con affetto, altri esprimono diffidenza e orgoglio, per proteggere segreti e preoccupazioni materiali, ricordi e peccati mai confessati.
Ma, oltre alle non poche resistenze opposte dalla famiglia Amati, Nurit dovrà fare i conti con qualcosa di inatteso che, nonostante la fiducia e l’affetto, né Giorgio né i suoi genitori erano riusciti a raccontarle.