Nell’anno del centenario della sua nascita, torna in libreria quello che viene comunemente considerato il capolavoro di Alice Ceresa: La figlia prodiga, pubblicato per la prima volta nel 1967 da Einaudi e vincitore del Premio Viareggio Opera Prima.
Racconto generativo, pamphlet, saggio, parabola, stilettata filosofica, studio del personaggio femminile con tutte le contraddizioni che la coscienza e dissimulazione di sé comporta: l’irrequietezza del pensiero di Alice Ceresa si fa manifesto in questo testo emblematico, che anticipa di qualche anno i temi e le contestazioni che porteranno le donne italiane a mettere in discussione l’ordine sociale e familiare costituito. Da grande amante delle installazioni brevi, infatti, con La figlia prodiga Alice Ceresa propone il ritratto di un soggetto femminile ribelle, di un essere umano che si muove per meditazioni gravi e fulminee allo stesso tempo, interrogandosi sulla figura della figlia prodiga tra unicità ed esemplarità. Ma chi è la figlia prodiga un tempo bambina, e in cosa si distingue dall’omologo fraterno? E com’è possibile il ritorno della figlia, se non è contemplata neanche la sua partenza? Per forza di cose, la figlia prodiga è un personaggio che ha inizio nella famiglia, ma le si oppone, disubbidisce e sperpera, provando ad appartenere a sé stessa.
Opera sperimentale e femminista, La figlia prodiga è anche un’indagine fortissima sulla letteratura, sulle cose dicibili e le mancanze, la costruzione delle storie, la fine che si scioglie nell’inizio e il destino.