Come ho inventato l’Italia

Da quando è nato, Fabrizio Corona sembra avere un potere divino: si trova sempre, anche suo malgrado, al centro della storia d’Italia. Il padre Vittorio, giornalista, lascia Catania, quando in Sicilia regnano i boss Bontate e Badalamenti, dopo aver denunciato infiltrazioni del clan Santapaola nell’informazione isolana, e diventa uno dei direttori simbolo della Milano da bere e della moda anni Ottanta. Fabrizio posa per il primo servizio fotografico a nove anni e risponde alla prima telefonata di Silvio Berlusconi da adolescente. Frequenta la gioventù dorata milanese, ama le donne più belle e anima le folli discoteche post Tangentopoli. Poi, quando vede il padre emarginato dal mondo di luci che pure aveva contribuito ad accendere, Fabrizio decide di combattere contro il Potere una guerriglia a colpi di macchina fotografica. Fabrizio diventa il comandante di un esercito di paparazzi che sorveglia la vita privata di attori, vallette, calciatori, politici, conduttrici, imprenditori. Corona sa tutto di tutti, accumula contatti e informazioni segrete, diventa un Robin Hood post-moderno che ruba ai ricchi per dare a se stesso, si muove ai limiti, e oltre i limiti, della legalità e tratta con il Potere da pari a pari. Madornale errore. Il Potere gliela farà pagare.




Fabrizio Corona

Fabrizio Corona, nato da una famiglia di giornalisti, è stato condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione in seguito all'indagine-scandalo Vallettopoli per estorsioni ai danni di diversi personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Dal 18 giugno 2015 è affidato in prova ai servizi sociali. Ha pubblicato Mea culpa (2014), La cattiva strada (2016) e Non mi avete fatto niente (2019).