Come bisogna reagire quando qualcuno ci confessa di «non aver mai letto un libro così?» E quanti libri meritano una definizione di rottura e originalità, arrivando a rappresentare qualcosa di unico in un panorama editoriale affollato? Su “Coniglio maledetto” di Bora Chung ci sono pochissimi dubbi: è un libro di questo tipo. Nell’arco di dieci racconti, riesce a creare mondi che spaziano dall’horror coreano alle fiabe russe, dalla fantascienza al romanticismo masochista, mescolando i generi per renderli quasi indistinguibili l’uno dall’altro, fino ad arrivare a chiudere quei mondi o a farli esplodere nelle maniere più inaspettate. Per chi ama la scrittura di Angela Carter, Ottessa Moshfegh e Sayaka Murata, questa raccolta di racconti, già tradotta in 22 paesi, si presenta con una reputazione quasi magica: le sue favole surreali e agghiaccianti ci portano in un mondo in cui conformismo e oppressione sociale generano maledizioni da infrangere con nuove forme di vendetta e violenza, ma a volte anche con una risata surreale. La scrittura di Bora Chung ricorda la dolcezza delle fiabe di infanzia prima che ne scoprissimo i risvolti più oscuri e ci imbattessimo per la prima volta nel sangue delle principesse; ci ipnotizza con le tradizioni di un mondo antico o scomparso per portarci fuori dal tempo e dentro a un cosmo oscuro che fa paura, ma è anche pieno di una “malata bellezza”; e ci lascia storditi, come i personaggi delle sue storie, dai legami nascosti del nostro corpo, ineluttabilmente legato a questa vita.
Coniglio maledetto è un libro che urla per essere letto fino a tarda notte e passato alla persona più vicina il giorno dopo.