Lo scafista

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Seyoum ha trent’anni ed è uno dei più importanti scafisti della costa libica. Sono dieci anni che fa questo terribile mestiere, da quando, nel 2005, la sua fuga dall’Eritrea si era arenata sulle spiagge del Mediterraneo. Spietato, intelligente e senza scrupoli, ha creato un piccolo impero basato sulla disperazione di chi fugge da povertà, persecuzioni e guerra. La sua routine quotidiana fatta di violenza, ricatti, truffe, abuso di khat e alcool pare aver cancellato in lui ogni briciolo di solidarietà nei confronti degli uomini e delle donne che si rivolgono a lui con la speranza di un domani migliore in Europa. Un giorno, però, il passato torna a bussare prepotentemente alla sua porta e lo costringe a rivivere il percorso che l’ha condotto fin lì, risvegliando i dolori, le sofferenze, le perdite e le delusioni che l’hanno reso quello che è.
Stéphanie Coste, con una scrittura affilata e con un ritmo incalzante, narra l’intreccio tra le vite delle vittime e quella del loro carnefice, affrontando uno dei drammi del nostro tempo e portandoci negli abissi del dolore e della follia degli uomini. Un romanzo che colpisce non solo per la storia ma, soprattutto, per come viene raccontata.




Stéphanie Coste

Stéphanie Coste ha vissuto la sua giovinezza tra Senegal e Gibuti. Da qualche anno vive a Lisbona. Lo scafista è il suo romanzo d’esordio per cui ha ricevuto il Prix Chambon-sur-Lignon, il Prix de la Closerie des Lilas, il Prix littéraire du Barreau de Marseille e ha vinto il Festival du premier roman de Chambéry.