A cento anni dalla sua nascita, ripensare e rileggere Francesco Rosi, uno dei registi più impegnati e coerenti della storia del cinema italiano del dopoguerra, può essere un’occasione per capire il nostro confuso presente facendo chiarezza nella nostra capacità di vedere il passato. Rileggere il pensiero di Rosi non è un’iperbole, ma si riferisce letteralmente al corpus dei suoi diari: scalette, riflessioni e appunti che hanno accompagnato la genesi di ogni suo film e che vengono qui presentati per la prima volta.
Questa raccolta, corredata da una selezione di immagini inedite, schizzi e annotazioni, è anche la testimonianza di un’epoca che ha avuto una genìa di artisti e scrittori ineguagliabili, “compagni di viaggio” di Francesco Rosi come Suso Cecchi d’Amico, Tonino Guerra, Raffaele La Capria, artisti e intellettuali che vedevano lo sguardo cinematografico non come una velleità intellettuale ma come un obbligo morale ed etico per intervenire sulla realtà del proprio paese.
Dal film Salvatore Giuliano alla Carmen, la lettura di questi diari diventa sia specchio dell’artista Rosi e dell’evoluzione del suo linguaggio, sempre a cavallo fra l’inchiesta documentata e l’opera d’arte cinematografica, sia un viaggio in filigrana sulla storia tormentata dell’Italia, sulla storia di come il potere, in ogni società, in ogni tempo, possa compromettere lo sviluppo economico, sociale e culturale.