Diari. Da “Salvatore Giuliano” a “Carmen”: il cinema della ragione (1961-1984)

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A cento anni dalla sua nascita, ripensare e rileggere Francesco Rosi, uno dei registi più impegnati e coerenti della storia del cinema italiano del dopoguerra, può essere un’occasione per capire il nostro confuso presente facendo chiarezza nella nostra capacità di vedere il passato. Rileggere il pensiero di Rosi non è un’iperbole, ma si riferisce letteralmente al corpus dei suoi diari: scalette, riflessioni e appunti che hanno accompagnato la genesi di ogni suo film e che vengono qui presentati per la prima volta.
Questa raccolta, corredata da una selezione di immagini inedite, schizzi e annotazioni, è anche la testimonianza di un’epoca che ha avuto una genìa di artisti e scrittori ineguagliabili, “compagni di viaggio” di Francesco Rosi come Suso Cecchi d’Amico, Tonino Guerra, Raffaele La Capria, artisti e intellettuali che vedevano lo sguardo cinematografico non come una velleità intellettuale ma come un obbligo morale ed etico per intervenire sulla realtà del proprio paese.
Dal film Salvatore Giuliano alla Carmen, la lettura di questi diari diventa sia specchio dell’artista Rosi e dell’evoluzione del suo linguaggio, sempre a cavallo fra l’inchiesta documentata e l’opera d’arte cinematografica, sia un viaggio in filigrana sulla storia tormentata dell’Italia, sulla storia di come il potere, in ogni società, in ogni tempo, possa compromettere lo sviluppo economico, sociale e culturale.




Francesco Rosi

Francesco Rosi, regista e sceneggiatore, nasce a Napoli il 15 novembre 1922. Nel 1947 viene chiamato da Luchino Visconti come aiuto regista insieme a Franco Zeffirelli per La terra trema. Nella regia debutta nel 1958 con il film La sfida a cui seguono pellicole che diventano punti di riferimento per tutti i cineasti non solo italiani. I magliari, Salvatore Giuliano, Le mani sulla città, Il caso Mattei, fino a La tregua del 1997, suo ultimo film. Tra il 2003 e il 2008 per la Compagnia di Luca De Filippo mette in scena Napoli milionaria!, Le voci di dentro, Filumena Marturano di Eduardo De Filippo: è il suo ritorno sul palcoscenico teatrale dopo In memoria di una signora amica di Giuseppe Patroni Griffi del 1963. Nomination all’Oscar per il miglior film straniero con Tre fratelli, nel 2008 riceve a Berlino l’Orso d’oro alla carriera e a Venezia nel 2012 il Leone d’oro. Muore a Roma il 10 gennaio 2015.