Dike, la Giustizia, figlia degli Dei, sarà forse costretta, alla fine del suo destino, a coincidere con Nomos, il diritto posto dalla volontà umana uscita da una guerra vittoriosa? La Giustizia apparirebbe allora come un fatto, indisgiungibile dal fatto del potere e delle sue leggi. Oppure Dike, la Giustizia, fa segno, indica qualcosa che trascende i fatti, e che tuttavia deve coi fatti del potere e delle leggi implicarsi? Ecco l’interrogazione eterna della nostra civiltà. Per comprendere come oggi questi concetti e rapporti si dispongano, è necessario tornare al punto in cui si sono determinati per la prima volta, ripercorrerne la genealogia. È quello che fanno Massimo Cacciari e Natalino Irti ripensando un classico saggio del grande filologo Werner Jaeger, apparso all’indomani della seconda Guerra mondiale.
Massimo Cacciari è professore emerito di Filosofia all’Università Vita- Salute del San Raffaele di Milano. Co-fondatore e co-direttore di riviste che hanno segnato il dibattito politico e filosofico italiano degli ultimi decenni, ha pubblicato numerosi volumi in Italia e all’estero, tra i quali si segnalano quelli che ne hanno maggiormente caratterizzato la ricerca, come: Krisis (1976), Icone della legge (1985), Drama y duelo (1989), Dell’Inizio (1990), Architecture and nihilism (1992), Geofilosofia dell’Europa (1994), Della cosa ultima (2004), Hamletica (2009), The Unpolitical (2010), Il potere che frena (2013), Labirinto filosofico (2014), Re Lear. Padri, figli, eredi (2015), Occidente senza utopie (con P. Prodi, 2016), Generare Dio (2017) e La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo (2019).
Natalino Irti, allievo del giurista Emilio Betti, vince nel 1967 il concorso per professore ordinario. Ha insegnato nelle Università di Sassari, Parma, Torino e, dal 1975, nell’Università di Roma La Sapienza, dove è professore emerito di Diritto civile. È socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e membro di altri sodalizi scientifici, oltre che presidente dell’Istituto italiano per gli studi storici, fondato da Benedetto Croce. Tra i suoi libri
Nichilismo giuridico (2004),
Destini dell’oggettività. Studi sul negozio giuridico (2011),
Diritto senza verità (2011),
Dialogo sul liberalismo. Tra Benedetto Croce e Luigi Einaudi (2012),
L’uso giuridico della natura (2013),
Un diritto incalcolabile (2016). Con Emanuele Severino ha svolto il
Dialogo su diritto e tecnica (2001). Talune opere sono tradotte in lingue straniere.