Aurélie ha vent’anni. È francese, viene dalla provincia, da una famiglia operaia che ha condotto una vita di sacrifici per consentire ai figli di studiare e di fare uno scatto sociale. Alejandro ha la sua stessa età. È colombiano, nel suo paese era agiato e credeva che in Europa avrebbe avuto un grande avvenire. Arriva in Francia per studiare; qui, però, resta un immigrato: qualsiasi cosa faccia, qualsiasi cosa dica, sembra che le sue origini non possano mai essere messe da parte.
Con il loro carico di frustrazione, solitudine e il bisogno di guadagnarsi da vivere con lavori precari, i due si incontrano e si innamorano: è una storia d’amore che travolge Aurélie e sorprende Alejandro, allentando almeno per un po’ la morsa della delusione nei confronti del futuro e quel senso di estraneità dal resto del mondo che li percorre in modo così diverso.
Ma presto neanche la passione non basta più: servirebbero sicurezze economiche e lavorative, progetti, un’accettazione sociale che, prima a Grenoble e poi a Parigi, sembra impossibile per entrambi.
Il romanzo d’esordio di Marion Messina, acclamata in Francia come la nuova Houellebecq, è un racconto lucido e inesorabile delle difficoltà del mondo d’oggi per chi ha vent’anni, quando tutti ti dicono che hai il futuro davanti, ma ti ritrovi incagliato in un infinito susseguirsi di false partenze.