Nel 1989 usciva Gemma e le altre, un concept album in cui, per la prima volta, Rita Pavone vestiva i panni di autrice dei testi e produttrice, oltre che di interprete. Nelle dieci tracce del disco l’universo femminile veniva indagato «in tutte le sue sfumature e accezioni». Erano affreschi di donne vere, di età diverse e diversa provenienza sociale, con i loro momenti di felicità, di dolore e di rabbia, i loro tradimenti e le rivincite. E, tra questi, trovavano spazio anche gli «amori diversi», in un’epoca in cui erano ancora considerati «inammissibili, improponibili e inaccettabili».
Trentasei anni dopo, questo disco e le storie che narrava riemergono «con una grande e inaspettata forza». È dall’urgenza di raccontarle in una nuova forma che nasce questo libro: la prima avventura narrativa dalla penna energica ed eclettica di Rita Pavone. Le vicende di Gemma e delle altre ritornano, dunque, e ogni brano si trasforma in racconto fino a costruire un grande affresco femminile, sfaccettato e sempre vivissimo. C’è allora Iris, «un treno che non ferma mai»; Elena, con il suo «amore a metà», e poi Adele, pronta a trovare «una via di uscita» a una storia al capolinea. Ci sono «Donne ferme», deluse e «ignare di essere vittime di loro stesse», e «Donne che camminano», capaci di voltare pagina e ricominciare da capo. Ci sono donne vere: «strepitosamente sempre donne, inguaribilmente sempre donne, spudoratamente sempre donne».