Uno dei temi cruciali della semiotica, dell’ermeneutica, della teoria della comunicazione, dello studio dei media (e ancora a lungo potremmo continuare) è il tema dell’interpretazione: quali sono i suoi limiti, i suoi vincoli, i suoi criteri, le libertà che il lettore/fruitore si può prendere? Di questo parlano i saggi raccolti in questo volume, che viaggiano tra la critica della tradizione ermetica, l’esplorazione delle interpretazioni più incontrollate di Dante, Leopardi o Joyce, la riflessione sulla comunicazione intracellulare tra DNA e RNA e le confessioni personali dell’autore come lettore degli interpreti del Nome della rosa e del Pendolo di Foucault.
In questa pietra miliare della semiotica, Umberto Eco prende le distanze da chi crede nella deriva incontrollabile del senso. Se le interpretazioni di un testo possono essere infinite, ciò non significa che tutte siano “buone”. E, se quelle “buone” sono indecidibili, è però possibile dire quali siano quelle inaccettabili.