“Sentivo dentro di me con urgenza, in quegli anni, il bisogno di partire, del viaggio senza meta per andare ovunque, e insieme il disperato bisogno del ritorno. Insomma, pensavo ai luoghi, allo stare, al tempo, al movimento. Ma con una immensa nostalgia: sì, con una immensa nostalgia di tutto – questo si può capire, essendo molto giovane. Dunque, immaginai e vidi quattro giovani che attraversavano un’America sconfinata, meravigliosa, luminosa e buia come sull’orlo di una catastrofe. Immaginai e vidi un villaggio di montagna vicino al confine austriaco nel quale uno dei quattro viaggiatori si sarebbe rifugiato per sempre. Immaginai amori languidi e furibondi, e li scrissi. Pensai – e lo scrissi – che viaggiando, tornando stando ‘dall’altra parte’, mai i miei personaggi avrebbero smesso di pensare a quello che avevano perduto.”
Giorgio Montefoschi