Il rogo nel porto

Boris Pahor, uno dei più grandi scrittori sloveni di cittadinanza italiana, racconta il destino del suo popolo nell’Italia del Novecento e le suggestioni di una città elusiva e ammaliatrice come Trieste. La raccolta di racconti Il rogo nel porto non solo è ai livelli più alti della grande letteratura europea, ma racchiude in sé tutti i temi e i motivi ispiratori cari all’autore, restituendo al lettore aspetti della storia contemporanea del nostro paese dimenticati o colpevolmente rimossi: le vicissitudini della comunità slovena sotto il fascismo, la difesa di un’identità culturale brutalmente minacciata, la violenza che investe umiliati e offesi e annuncia l’orrore delle deportazioni nei campi di sterminio. Sullo sfondo Trieste, città di confine, i cui paesaggi e colori sono rievocati con un lirismo visionario intriso di potenti metafore.




Boris Pahor

BorisBoris Pahor (1913-2022), nato a Trieste, durante la seconda guerra mondiale ha aderito al Fronte di liberazione sloveno ed è stato deportato nei lager nazisti, esperienza cui ha dato voce in gran parte della sua produzione letteraria, in particolare nel capolavoro Necropoli (2008). Difensore della libertà e della dignità, ha trovato negli umiliati e negli offesi i protagonisti della sua vicenda umana e della sua narrativa, come anche del suo pensiero storico e politico. È autore di una trentina di volumi, fra narrativa e saggistica, tradotti in più di venti lingue. Figlio di nessuno ha vinto il premio Manzoni come miglior romanzo storico nel 2012. Presso La nave di Teseo ha pubblicato Una primavera difficile (nuova edizione, 2016), Il rogo nel porto (nuova edizione, 2020) e Oscuramento (2022).