Torna in una nuova edizione un classico della critica letteraria italiana del Novecento ad opera di uno dei suoi più grandi interpreti. La storia del romanzo moderno – la morte del naturalismo, la crisi del personaggio-uomo, l’esaurirsi della narrazione come intreccio, le “epifanie” di Joyce e le “intermittenze del cuore” di Proust, la nascita di nuove consapevolezze e di nuovi linguaggi capaci di raccontarle – viene da Debenedetti analizzata, spiegata e riferita come una grande e appassionata narrazione. Tozzi, Moravia, Pirandello, Svevo, ma anche Kafka, Pasternak e la Woolf sono i protagonisti di questo straordinario racconto critico.
“Il metodo critico di Debenedetti, che potremmo definire polistrumentale, includendo le scienze della mente e la fisica delle particelle, si accende talora come un fuoco d’artificio di riferimenti
e comparazioni.”
Mario Andreose
“Il romanzo del Novecento resta il più grande racconto di un’avventura concettuale che in Italia sia mai stato scritto: l’avventura di idee che sono diventate e hanno agito come personaggi e che, alla fine, ci hanno consegnato la coscienza di quello che siamo.”
Massimo Onofri
Giacomo Debenedetti è nato a Biella il 25 giugno 1901, e morto a Roma il 20 gennaio 1967. È stato uno dei maggiori critici letterari del Novecento, e ha insegnato all’Università di Messina e alla Sapienza di Roma. Già nella Torino della sua formazione intellettuale il cinema ha un posto di rilievo con il lavoro per Pittaluga e poi per la Cines, a cui farà seguito il notevole contributo alla nascita del doppiaggio. Nell’autunno 1936 si trasferisce a Roma su invito di Rudolf Arnheim e collabora alla rivista Cinema, dove tiene con grande autorevolezza la rubrica di critica. Costretto all’anonimato dalle leggi razziali, intensifica l’esperienza di sceneggiatore, scrivendo soprattutto con Sergio Amidei una ventina di film. Dal ’46 al ’56 è redattore dei testi parlati del cinegiornale “La Settimana Incom”, migliaia di pagine che raccontano le difficoltà e le speranze degli italiani del dopoguerra. Nel 1958 contribuisce alla nascita della casa editrice Il Saggiatore, della quale diventa direttore letterario. Studioso e traduttore di Proust e Joyce, si rivela narratore con 16 ottobre 1943, struggente memoria della deportazione degli ebrei romani. Il suo ultimo, grande saggio è
Conversazione provvisoria del personaggio-uomo, letto alla fine di agosto 1965 alla Mostra di Venezia. Sono apparsi postumi
Il romanzo del Novecento (1971),
Poesia italiana del Novecento (1974),
Verga e il naturalismo (1976),
Pascoli: la rivoluzione inconsapevole(1979),
Proust (2005). Presso La nave di Teseo è in corso la nuova edizione delle sue opere, cominciata con
Cinema: il destino di raccontare (2018) e proseguita con
Il romanzo del Novecento (2019) e
16 ottobre 1943 (2021).