“Laggiù, in profondità, accade mensilmente qualcosa di incomprensibile.” Così dice una delle voci che abitano queste pagine, voci di donne che si passano il testimone ed echeggiano una nell’altra nonostante abbiano timbri diversi e diverse storie: perché dentro, nella profondità del corpo, tutte si somigliano, e a ciascuna tocca affrontare ogni nuovo giorno con la sua spietatezza, secondo il ritmo ineludibile della luna. Il sangue matto è l’ossessione per ogni pensiero distruttivo che ti assale in quei giorni che anticipano il mestruo. È la paura di impazzire, di sragionare all’improvviso in casa, al lavoro, per strada, nel bel mezzo di certe giornate nere che si fatica persino a raccontare a se stesse. È il corpo che si macchia di rosso, è la difficoltà a vivere normalmente almeno sette giorni al mese. È il lutto, il fallimento e il disgusto per non riuscire ad essere madri come la natura femminile vorrebbe. Il sangue matto è questo e molto altro… Eppure le donne non si arrendono, e provano a raccontarlo e a raccontarsi, cercano con ostinazione il messaggio nascosto dentro la sofferenza: perché, come scrive la psicanalista Alice Miller, “il corpo è il custode della nostra verità”. Una verità che supera l’imbarazzo, il tabù e fa nascere dal ventre di queste pagine un grido: il solo rimedio per il sangue matto è l’amore.
Con i monologhi pieni di energia, disperazione e coraggio che, come una suite, compongono questo libro, Lucrezia Lerro porta alla ribalta la voce sommersa delle donne, afferma l’unicità del corpo femminile e il suo volubile, meraviglioso, impronunciabile mistero che finalmente trova una via intensamente poetica per rivelarsi.