“Presto sarò padre.” Questa la frase che Sara, ancora in dormiveglia, sente pronunciare da suo marito Matteo sulla soglia di casa una mattina. Ciò che ha udito – o sognato? – non sembra verosimile. È un incubo? Il marito, dopo un lungo calvario di scontri e confronti, alla fine confessa: una giovane palestinese di nome Layla è incinta di lui. Per l’ebrea Sara, la cui madre è una sopravvissuta ai campi di sterminio, lo choc è doppio: una sconosciuta darà al marito la figlia che il suo corpo non ha saputo generare e la bambina avrà per metà il sangue di un popolo oppresso e perciò profondamente ostile agli ebrei. Sara, in parte incapace di lasciar andare il marito anche se l’ha fatta soffrire così intensamente, e decidendo di ascoltare la propria voce interiore improntata a un radicale pacifismo, cercherà un dialogo con la giovane palestinese offrendosi di aiutarla ad allevare la bambina nel segno dell’amore universale.