Mario Almerighi, giudice in prima linea nella lotta alla mafia e agli apparati corrotti dello stato, ripercorre quarant’anni di storia italiana, tra delitti dimenticati e politici impuniti. Una storia che inizia in Sicilia a fine anni settanta, quando il magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto avvia un’inchiesta su uno dei clan mafiosi più attivi della zona. Montalto si ritrova presto da solo nelle indagini e accerchiato dalle minacce, e il 25 gennaio 1983 viene freddato da un commando di sicari.
Da questo omicidio di un servitore dello stato che lo stato stesso non ha saputo o non ha voluto proteggere, parte una scia di sangue e malaffare che intreccia politica, corruzione e criminalità organizzata: la lotta tra le procure, il ruolo del giudice Carnevale, il famigerato “ammazzasentenze”, i legami del potere siciliano con il governo Andreotti. L’antimafia serra i ranghi, sono gli anni del maxiprocesso di Falcone e Borsellino, in risposta alla stagione degli omicidi eccellenti di mafia: Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, fino all’emissario di Andreotti a Palermo, l’onorevole Salvo Lima. Saltano tutti i patti, lo stato forse si compromette oltre ogni misura: Mario Almerighi di quei fatti è stato protagonista, un testimone che racconta in questo libro, per la prima volta, la sua versione.
Mario Almerighi (1939 - 2017), nato a Cagliari, entra in magistratura nel 1970. Componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1976 al 1981, è stato giudice istruttore a Roma dal 1983 al 1989, in seguito presidente di sezione del tribunale penale e presidente della quarta Corte d’Assise. È stato presidente dell’Associazione nazionale magistrati nel 1998, presidente del tribunale di Civitavecchia dal 2007 al 2012, presidente dell’Associazione “Sandro Pertini Presidente” e fondatore di “Isonomia”. Nel 1974, da giovane pretore, porta alla luce lo scandalo dei petroli, definito la prima Tangentopoli. Ha indagato, tra l’altro, sulla morte di Roberto Calvi, rifiutando l’ipotesi del suicidio del banchiere, e sul sequestro Soffiantini, in cui perse la vita in circostanze mai chiarite l’ispettore di polizia Samuele Donatoni. Tra i fondatori del Movimento per la giustizia insieme a Giovanni Falcone, ha condotto alcune delle più importanti inchieste sul rapporto tra la politica e la mafia. Tra i suoi libri,
I banchieri di Dio. Il caso Calvi (2002),
Petrolio e politica (2006),
Tre suicidi eccellenti. Cagliari, Castellari, Gardini (2009),
Mistero di stato. La strana morte dell’ispettore Donatoni (2010),
Criminalità senza confini (2013, premio letterario Ri.P.Di.Co. – “scrittori della Giustizia”),
La borsa di Calvi (2015). Ha curato la raccolta degli scritti di Sandro Pertini,
La politica delle mani pulite (2012).