Scritto nel 2002, il monologo Jackie, pur avendo una forte autonomia estetica e concettuale, è la quarta parte di una pentalogia dedicata a miti e figure femminili, raccolta in volume nel 2003 con l’allusivo titolo La morte e la fanciulla I-V. Drammi di principesse (di prossima pubblicazione per La nave di Teseo).
Jacqueline Kennedy si rivolge al lettore situata in un altrove che non è la vita, dalla quale si è già congedata, e nemmeno un tradizionale aldilà trascendente, ma piuttosto l’indistinto immaginario in cui questa figura continua a esistere nell’epoca della comunicazione di massa. Nel dramma non troviamo infatti un personaggio colto in un momento centrale della sua esistenza, e nemmeno la coerente narrazione retrospettiva, svolta in prima persona, di una vita giunta al suo termine.
Jackie parla al presente, come se gli avvenimenti a cui ha preso parte continuassero a svolgersi incessantemente. In un certo senso la sua voce sembra un commento fuori campo a una serie di celebri sequenze filmiche e fotografiche presenti nell’immaginario collettivo, fondamento della diffusa costruzione mitografica di Jacqueline Kennedy.
Dalla prefazione di Luigi Reitani