A metà degli anni trenta, la vita di N., piccolo e sonnolento paese nel nord dell’Albania, è sconvolta dall’arrivo di due stranieri. Max Roth e Willy Norton, due studiosi irlandesi, sono arrivati da Harvard per approfondire l’antica tradizione dei rapsodi albanesi. Armati di magnetofono, da poco inventato, cercano conferma alla loro teoria, secondo la quale nell’epopea albanese si possono rintracciare le origini dei racconti omerici. È veramente Omero l’autore dell’Iliade e dell’Odissea, oppure ha riunito e trascritto leggende orali più antiche? Le ricerche, però, non sono facili. Max e Willy sono giunti in Albania preceduti da un telegramma dell’ambasciatore negli Stati Uniti. La nota terminava con questa osservazione: “Non si può escludere che i due visitatori stranieri siano delle spie.” Tanto era bastato alle paranoiche autorità locali per incaricare il viceprefetto di N. di smascherarli. Per farlo, l’uomo sguinzaglierà sulle loro tracce il suo migliore agente. I due studiosi, inoltre, si trovano a dover fare i conti con la sete di novità della buona società locale, con una certa diffidenza nei loro confronti e con tensioni etniche che covano sotto la cenere.
Tra avventura, suspence e ironia, Kadare ci consegna un romanzo storico affascinante che porta il lettore nel cuore dell’Albania di inizio Novecento, con le sue speranze e le sue contraddizioni. Un thriller che indaga la nascita e il futuro dei grandi poemi epici, l’effimero nell’arte e l’insolubile enigma della creazione artistica.