Questo volume rappresenta una delle pietre miliari del percorso filosofico di Umberto Eco e una delle pietre miliari della riflessione semiotica internazionale tout court. Eco torna alla filosofia (ammesso che mai se ne sia distaccato), per confrontarsi soprattutto con l’ontologia e le scienze cognitive in materia di percezione, realismo, iconismo.
Confrontandosi con i nodi fondamentali della filosofia di ogni tempo, da Aristotele a Heidegger, Eco discute i problemi dell’essere, della verità, del falso, del riferimento, della realtà, dell’oggettività della conoscenza e della congettura. Con straordinaria lucidità, Eco anticipa così, nel 1997, temi destinati a diventare cruciali nel dibattito filosofico attuale – prima fra tutte la questione del realismo.
Umberto Eco (Alessandria 1932 − Milano 2016), filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con
Il nome della rosa (premio Strega 1981), seguito da
Il pendolo di Foucault (1988),
L’isola del giorno prima (1994),
Baudolino (2000),
La misteriosa fiamma della regina Loana (2004),
Il cimitero di Praga (2010) e
Numero zero (2015). Tra le sue numerose opere di saggistica (accademica e non) si ricordano:
Trattato di semiotica generale (1975),
I limiti dell’interpretazione (1990),
Kant e l’ornitorinco (1997),
Dall’albero al labirinto (2007),
Pape Satàn aleppe (2016) e
Il fascismo eterno (2018). Ha pubblicato i volumi illustrati
Storia della Bellezza (2004),
Storia della Bruttezza (2007),
Vertigine della lista (2009),
Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) e
Sulle spalle dei giganti (2017).