In un’Estonia medievale e fantastica vive Leemet, un ragazzo cresciuto nella foresta con la sua famiglia di cacciatori-raccoglitori. È l’ultimo in grado di parlare la lingua dei serpenti, un linguaggio che permette agli uomini di farsi comprendere dagli animali e di controllarli. Lui e i suoi vivono secondo gli usi e i costumi tradizionali, in armonia con le altre creature del bosco, anche le più strane, e venerando gli antichi dei della foresta. Ma qualcosa è cambiato: “uomini di ferro” sono giunti da occidente portando un nuovo dio e fondando villaggi in cui si coltiva la terra, si tesse, si costruiscono case, si mangia il pane.
Tutte attività assurde per Leemet e quelli come lui che erano abituati a procacciarsi giorno per giorno quello di cui avevano bisogno. Ma il fascino dei villaggi è forte e le foreste si stanno svuotando di tutti gli uomini che da sempre le hanno popolate. Due culture così diverse sono però destinate a scontrarsi e Leemet, ultimo dei figli della foresta, suo malgrado, si troverà in mezzo al conflitto e vivrà avventure con personaggi ed esseri fantastici, in un mondo pervaso di magia che va scomparendo.
Un romanzo popolato da personaggi sorprendenti, intriso di realismo magico e di ironia, una favola per adulti che tiene il lettore incollato alle pagine. Andrus Kivirähk ricostruisce un’Estonia in bilico tra storia e mito, in cui vicende reali e leggende nordiche si intrecciano e nelle quali è impossibile non notare, tra pesci giganti con la barba, salamandre volanti, cacciatori di venti e orsi amanti di umani, una precisa e affilata caricatura del nostro presente, dove passato e modernità sono tornati a scontrarsi mettendo a rischio il mondo in cui viviamo, proprio come ai tempi di Leemet.