La torre nera

Parigi, 1818. Hector Carpentier è uno studente di medicina piuttosto indolente, vive con la madre vedova nella loro casa signorile – che però ha visto giorni migliori – nel Quartiere Latino di Parigi. La sua vita scorre tranquilla e ripetitiva nella Francia della Restaurazione che, come lui, sembra preferire la quiete e la monotonia del presente agli sconvolgimenti del recente passato. Ma quando il famosissimo Vidocq, terrore della malavita parigina, ex criminale, ora investigatore, fondatore e capo di una nuova forza di polizia che agisce perlopiù in incognito, maestro di travestimenti e di astuzia, bussa alla sua porta, il povero Hector non può far altro che seguirlo. Il suo nome, infatti, è stato trovato nella tasca di un uomo ucciso, e Vidocq vuole capire perché. Nessuno dei due si aspetta, però, che quella cominciata come un’indagine di routine li porterà a confrontarsi con uno dei misteri più grandi della storia francese: la presunta morte di Louis Charles di Borbone, legittimo erede al trono di Francia, figlio di Maria Antonietta e del re Luigi XVI, rinchiuso nella famigerata prigione della torre nera dal governo rivoluzionario. O, almeno, questa è stata a lungo la versione ufficiale, ma sono in molti, nella Francia di Luigi XVIII, a sperare nel ritorno del giovane, e altrettanti a temerlo.

In La torre nera, Louis Bayard, maestro del thriller storico, acclamato in tutto il mondo e tradotto in più di quindici lingue, intreccia abilmente intrighi politici, epici tradimenti, depistaggi e cospirazioni di una famiglia protagonista degli anni tra Rivoluzione e Restaurazione, dando vita, inoltre, a un ritratto indelebile del potente quanto controverso Eugéne François Vidocq, il primo grande detective della storia.

Louis Bayard

Louis Bayard è autore di dieci romanzi. Con I delitti di West Point, in corso di traduzione in quattordici lingue, è stato finalista al premio Ellis Peters 2006 per il miglior romanzo storico e selezionato al premio Edgar Allan Poe - Best Mystery Novel 2007. Suoi articoli e contributi sono apparsi su “The New York Times”, “The Washington Post”, “Salon” e “The Paris Review”. Da questo libro Scott Cooper ha tratto nel 2022 l’omonimo film con Christian Bale, Harry Melling e Gillian Anderson.