Poeta precoce ed enigmatico, fra i più rappresentativi della temperie sperimentale crepuscolare, l’autore di Poesie scritte col lapis e de Il giardino dei frutti raccoglie in questi versi la sua prima attività poetica: dopo, nel 1916, svolta infatti verso la prosa, la memorialistica e la narrativa. Marino Moretti, che è stato uno dei più importanti poeti italiani del Novecento e ha accolto nelle sue opere influenze mitteleuropee e fin de siècle, simboliste e dannunziane, regala al lettore una visione semplice e malinconica della vita, fatta di cose senza tempo, di personaggi che si sfaldano e si sciupano, ma che non smettono di ribellarsi. Con una lingua modernissima, quasi sussurrata, Moretti crea nei suoi versi il ritratto di una provincia, quella romagnola, che diventa mondo: un mondo dove una natura uggiosa e ieratica, immutabile e indifferente, cede la scena a interni in cui gli elementi tradizionali si caricano di inediti valori simbolici di purezza, di novità.
In occasione del centenario dalla prima pubblicazione di queste poesie (1919), se ne ripropone una nuova edizione curata e introdotta da Renzo Cremante.