A più di un anno dalla fine della seconda guerra mondiale, Umberto torna in Italia. Nel 1935 era partito volontario come guardia forestale, convinto di realizzare il sogno di un Impero fascista. Aveva lasciato l’altopiano di Asiago, il suo, per raggiungerne un altro, quello eritreo. Allo scoppio della guerra “vera”, contro l’Inghilterra, Umberto viene fatto prigioniero. Per dodici anni resta all’oscuro di quanto succede in Europa, non sa nulla di un’Italia che cambia idee e volto, mentre la sua fiducia nel regime vacilla fino a crollare davanti alle ingiustizie, alla corruzione, al desiderio di tornare a casa da Maria, il suo amore lontano. E ora che racconta questa storia a suo figlio, il passato ritorna: Umberto ricorda il senso di impotenza e le ingiustizie subite, rivive l’esaltazione della fuga e la bellezza di quelle terre, torna a chiedersi perché gli inglesi ci abbiano messo tanto a liberarli, mentre su tutto spicca l’amore di Maria, che lo ha salvato.
Un romanzo appassionato e commovente sulla sorte degli ultimi prigionieri, di tutti gli esclusi, che parla di nostalgia per il proprio paese e del senso di estraneità di cui sono vittime gli esuli.