Uno scrittore deve scrivere un romanzo che ha in testa da moltissimo tempo; ma un giorno dopo l’altro, la scrittura non arriva, e più s’inceppa e si perde, più la vita dello scrittore preme con potenza, con passione, con la necessità del sangue che corre, per trovare una forma. Intorno allo scrittoio vuoto, la stanza si riempie di pensieri, di sensi di colpa, di desiderio, di telefonate clandestine, di disperati tentativi di reprimere per amore della moglie un nuovo amore nascente, giocoso e irresistibile. Lo scrittore si chiama Mauro Covacich, le giornate che racconta sono quelle del suo matrimonio, le notti sono quelle tormentose del desiderio di un amore nuovo e dirompente. E più lunghe e arrovellate si fanno le giornate davanti alla pagina bianca, più chiaramente emerge che la storia di un amore che nasce e di un amore che muore è l’unica che abbia senso raccontare.
“Covacich possiede una scrittura tersa e tesa come un cristallo, elegante e fluida.” – Marco Belpoliti, l’Espresso
“L’occhio dello scrittore ha sezionato, interpretato e riprodotto la vita dell’uomo che gli corrisponde, e le vite di chi gli sta vicino. Vita contaminata e falsificata dall’arte. Altro che mettere in piazza i fatti propri!” – Stefano Giovanardi, la Repubblica