Nella sua casa circondata dai pioppi, mentre un coyote ulula in lontananza, un uomo ripercorre la distanza tra il presente e il passato. Poco a poco viene travolto dalla memoria, sopraffatto dai ricordi.
Si rivede così su un set cinematografico, mentre il suo volto più giovane lo fissa dentro a uno specchio circondato da lampadine. In sogno gli sovviene suo padre da vecchio – a volte in miniatura, altre ai comandi di un aereo durante la guerra. Ricorda poi l’America della sua infanzia, il terreno della fattoria e il recinto del bestiame, le rotaie e i diner – e ripensa ossessivamente alla giovane fidanzata del padre, con la quale aveva avuto una storia anche lui, motore di un dramma che da allora non ha mai smesso
di scavargli dentro.
Il suo mondo interiore si schiude al cospetto delle montagne e dei deserti, mentre attraversa il paese in auto sospinto dal jazz, dalla benzedrina, dal rock and roll, dall’irrequietezza di un esilio sentimentale, di un evocativo congedo dal tempo.
In questo splendido, bruciante romanzo di Sam Shepard, i ritmi del teatro, il linguaggio della poesia e l’ironia sottile della narrativa si intrecciano in un racconto sulla vita: festoso, surreale, commovente, indimenticabile.