Revolt. Guerra alla globalizzazione

Nascosta dall’ascesa dei populisti, un’onda di protesta popolare sta agitando il nostro pianeta. Da dove viene questo malcontento? E, soprattutto, dove porterà? Nadav Eyal, in un saggio appassionante come un’inchiesta, esamina le forze che stanno trasformando la nostra realtà economica, politica e culturale. Introduce i lettori alla “ribellione globale”, un moto di rabbia che si è imposto progressivamente dall’Italia dell’antipolitica all’Europa della Brexit, dall’America di Trump al mondo intero assediato dalla pandemia. Una rivolta che nasce dal drammatico conflitto tra i risultati raggiunti dalla globalizzazione (che ha sottratto milioni di persone alla povertà) e i suoi costi immensi (aumento della disuguaglianza economica, danni ambientali, crisi migratorie). Eyal dà voce non solo alla rivoluzione economica e culturale che sta definendo la nostra epoca, ma anche ai protagonisti della controrivoluzione che sono stati marginalizzati e sfruttati. Unendo racconto giornalistico e analisi storica, Eyal mostra quanto tutti gli estremisti, a prescindere da fedi politiche o religiose, si somiglino in modo inquietante. E quanto, sorprendentemente, abbiano in comune le storie dei minatori della Pennsylvania, degli anarchici delle periferie di Atene, dei neonazisti in Germania, delle famiglie di profughi siriani che arrivano sulle coste europee. In corso di traduzione in 15 paesi, Revolt è una replica puntuale a coloro che si arrendono al fanatismo, e, al tempo stesso, un appassionato tributo a chi quotidianamente rivendica per sé e per il nostro pianeta un futuro migliore.

Traduzione di Chiara Spaziani.




Nadav Eyal

Nadav Eyal è uno dei più importanti giornalisti israeliani, vincitore del Sokolov Award, il premio Pulitzer israeliano. Negli ultimi vent’anni si è occupato di politica internazionale per le più importanti testate, radio e televisioni israeliane. Da inviato speciale ha seguito, tra gli altri incarichi, tre elezioni presidenziali americane (2008, 2012, 2016), la seconda guerra in Libano (2006) e le crisi finanziarie in Grecia ed Europa. È il presidente del Movimento per la libertà di informazione, una ONG che si batte per la trasparenza dei governi.