Un uomo che ha scritto un romanzo d’amore e una donna appassionata di Roland Barthes per quanto tempo possono ignorarsi se frequentano la stessa libreria di quartiere? Presto i due si baciano, in effetti,
illuminati dal culto condiviso per i libri. Sembrerebbe una storia destinata a una qualche forma di felicità, eppure la bilancia non è in perfetto equilibrio. Lui vorrebbe dar seguito al successo del primo libro, ma gli mancano l’ispirazione e la voglia di assimilarsi alle ipocrisie del mondo culturale. La donna pare custodire un mistero che è anche un dogma intoccabile del suo cuore: spurgare il sesso dall’amore, pretendere un rapporto “bianco”. L’uomo saprà decifrare quel mistero – talvolta così fastidiosamente simile a un’imposizione – o ne rimarrà vittima? E il valore della castità, il tentativo di ritornare vergini così come si fa risalendo la corrente impetuosa di un fiume fino alla sorgente, riuscirà davvero a purificare i sentimenti, o non sarà piuttosto una capricciosa forma di idealismo?
Mentre lo sbocciare della primavera romana viene descritto giorno dopo giorno nella stesura febbrile e puntigliosa di un diario intimo, la relazione dei due sembra dipanarsi soltanto per creare nodi e garbugli ancora più consistenti – come avviene talvolta in letteratura, spesso in amore, sempre nella vita.
Dopo Gli autunnali, Gli estivi e Gli invernali, Luca Ricci ci consegna l’ultimo tassello della quadrilogia delle stagioni, un romanzo che torna a indagare le passioni delle donne e degli uomini, ancora una volta raccontati nel disperato tentativo di acciuffare la cosa più emozionante di tutte: il tempo.