Gianni Rodari ci ha sempre insegnato a guardare avanti, a non avere alcuna nostalgia del passato. Non sopportava chi diceva che “una volta i bambini leggevano di più”. Non è vero. E quando? Quando eravamo un paese di analfabeti? Non sopportava chi diceva che “una volta i ragazzi erano più educati”. Storie! Una volta per essere educati dovevano solo stare zitti. Non sopportava chi diceva che “una volta la scuola era più seria”. Non è vero, per decenni la scuola è stata solo dei privilegiati e lasciava fuori tutti gli altri. I ragazzi – ci ricorda Rodari – non possono assolutamente guardare al passato perché non hanno un passato. Invece noi adulti abbiamo il dovere di ricordarcelo questo passato e fare l’impossibile perché non torni.
Dall’introduzione di Paolo Fallai
Gianni Rodari è nato a Omegna (VB) nel 1920. Dopo una breve esperienza come insegnante elementare, intraprende la carriera giornalistica, collaborando con numerosi periodici tra cui “l’Unità”, “Pioniere”, “Paese Sera”. A partire dagli anni Cinquanta inizia a pubblicare le sue opere per l’infanzia, con un enorme successo di pubblico e di critica. I suoi libri hanno avuto innumerevoli traduzioni e meritato diversi riconoscimenti, tra cui, nel 1970, il premio Hans Christian Andersen, considerato il Nobel della letteratura per l’infanzia. Muore a Roma nel 1980. Tra le sue opere, ricordiamo
Le avventure di Cipollino,
Gelsomino nel paese dei bugiardi,
Filastrocche in cielo e in terra,
Favole al telefono,
Il libro degli errori,
Tante storie per giocare,
Grammatica della fantasia.