Sette anni di desiderio

“Dal 1977 in avanti sono accaduti in Italia alcuni fatti degni di un certo interesse. Fatti politici e sociali, e ‘fatti’ culturali, ovvero discussioni, e mode. La crisi delle ideologie, le tentazioni del riflusso, e contemporaneamente i moti del Settantasette, la loro crisi, lo sviluppo massiccio del terrorismo… Sette anni interessanti, senza dubbio, anche se non sempre si vorrebbe vivere in un’epoca troppo interessante. Perché parlo di sette anni di desiderio? In questo settennio, contrassegnato dalla scoperta o riscoperta del privato, dei bisogni, della libertà delle pulsioni, si è parlato tanto, tantissimo di desiderio. Si sono scritte pagine di psicoanalisi, di letteratura, ci si è spogliati nudi in piazza, si è sparato, si è riscoperto (dicono) il sacro, tutto all’insegna del desiderio. Come si suggerisce in uno dei saggetti di questo libro, solo un altro concetto ha abitato con altrettanta insistenza le pagine a stampa e le dichiarazioni verbali: la rabbia. Anni di rabbia e di desiderio. Ma credo che le due passioni siano legate da molte e sottili parentele.” (Umberto Eco)

Umberto Eco

umberto-ecoUmberto Eco (Alessandria 1932 − Milano 2016), filosofo, medievista, semiologo, massmediologo, ha esordito nella narrativa nel 1980 con Il nome della rosa (premio Strega 1981), seguito da Il pendolo di Foucault (1988), L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015). Tra le sue numerose opere di saggistica (accademica e non) si ricordano: Trattato di semiotica generale (1975), I limiti dell’interpretazione (1990), Kant e l’ornitorinco (1997), Dall’albero al labirinto (2007), Pape Satàn aleppe (2016) e Il fascismo eterno (2018). Ha pubblicato i volumi illustrati Storia della Bellezza (2004), Storia della Bruttezza (2007), Vertigine della lista (2009), Storia delle terre e dei luoghi leggendari (2013) e Sulle spalle dei giganti (2017).